Cavalleria e dragoni
nell’Assedio di Milazzo
di Massimo Tricamo
I documenti provenienti dagli archivi municipali e la stessa
narrazione del Barca attestano l’importanza della cavalleria nell’Assedio di
Milazzo del 1718/19. Si distingueva in particolare una sorta di ibrido tra
cavalleria e fanteria, il reggimento dei dragoni, tanto da poter considerare
tali dragoni fanti a cavallo, più che membri veri e propri della cavalleria
tradizionale. Nella documentazione archivistica custodita presso gli archivi
municipali emergono provvedimenti volti a garantire la salubrità delle acque
dei due fiumi di S. Lucia del Mela, allo scopo di evitare che si potessero
ammalare i cavalli, soprattutto in presenza di acque intorbidate dalla lavorazione
di lino, canapa e tasso, piante dalle quali si ricavano tessuti (la coltivazione
del lino nella Piana di Milazzo - come ebbe a scrivere l’illustre milazzese
Stefano Zirilli - sopravviveva ancora nella seconda metà dell’Ottocento). E
continui furono gli approvvigionamenti di paglia destinata alla cavalleria, ovviamente
ostacolati dal nemico: è il caso della tartana spagnola, gravemente danneggiata
dalle artiglierie austro-piemontesi, di cui si ha notizia tanto nella
narrazione del Barca, quanto in un bando emesso dagli amministratori comunali
di S. Lucia del Mela, da noi trascritto integralmente in appendice al secondo
capitolo della trascrizione dei Raguagli.
Emerge in particolare il bando del comandante palermitano
Domenico Lucchese, maresciallo di campo dell’esercito spagnolo, emesso nella
vicina Barcellona il 29 luglio 1718 per la fornitura di viveri destinati ai
soldati del campo spagnolo di contrada Belvedere (oggi territorio comunale di
S. Filippo del Mela) e per la fornitura di paglia per la cavalleria che si
sarebbe accampata nella stessa località, contenente, tra l’altro, disposizioni
rivolte a salvaguardare la salute dei cavalli ed a proibire i rifornimenti di
viveri al centro cittadino di Milazzo.
Alla cavalleria (e ai dragoni) sono dedicate queste brevi
note che tendono a mettere a fuoco alcuni protagonisti delle vicende belliche
milazzesi.
Il Foglio Straordinario
del Corriere Ordinario del 9 novembre 1718 (pubblicato in Avisi italiani ordinari e straordinari
dell’anno 1718, Vienna, appresso Gio. Van Ghelen), da noi riprodotto nel
capitolo I, riporta un interessante resoconto della Battaglia di Milazzo del 15
ottobre di quell’anno. Da esso emerge la cattura da parte delle truppe spagnole
del conte Veterani, «tenente maresciallo generale di campo» («General - Feldmarschall - Lieutenant») nonché comandante dell’intera cavalleria
austro-piemontese, che a Milazzo il 15 ottobre si limitò a 6 squadroni del
reggimento austriaco dragoni Tige, quest’ultimo
giunto da Napoli qualche giorno prima unitamente al Veterani ed al conte Carafa
(comandante generale della cavalleria, cui lo stesso Veterani era
gerarchicamente subordinato).
La notizia della cattura del Veterani, prigioniero
eccellente, fece il giro d’Europa. Ne diedero infatti notizia, al di fuori
dell’Italia, periodici e pubblicazioni in lingua francese, tedesca e ovviamente
spagnola.
Tra gli storici del secolo successivo non mancò chi mise
persino in dubbio la prigionia del conte Veterani: è il caso di Pietro Lanza (Considerazioni sulla Storia di Sicilia,
Palermo 1836, p. 315), opportunamente smentito dal Piaggia che riporta il brano
del Barca in cui si racconta che, una volta imprigionato e proposto il consueto
scambio tra prigionieri, il conte rifiutò la libertà in quanto - in virtù
dell’alta carica che ricopriva - pretendeva di essere barattato con diversi
ufficiali spagnoli e non con una sola unità, come invece era stato prospettato.
Si trattava indubbiamente di un prigioniero eccellente, che
nella Battaglia di Milazzo ebbe l’onore di dirigere la cavalleria (6 squadroni
di Dragoni Tige), essendo affidata
invece la direzione della fanteria austro-piemontese al suo pari grado conte
Wallis: tuttavia entrambi alle dipendente del citato conte Carafa. «Sabbato
notte - si legge nel Corriere Ordinario
in un annuncio datato “Napoli 11 ottobre 1718” (Avisi, p. 183) - partì da questa darsena una tartana con il sig.
Carafa generale di cavalleria, con il conte Veterani ultimamente venuto qui da
Vienna. L’istessa sera di sabbato si diede principio all’imbarco del reggimento
di cavalleria Tige, che continuò per tutta la seguente notte e domenica
susseguente, e verso le 4 della notte di domenica con prospero vento fecero
vela per Melazzo tutte le tartane che havevano imbarcata la cavalleria sudetta
con altre provisioni d’ogni sorte per servizio delle nostre soldatesche colà esistenti».
Due giorni dopo: «Napoli, 13 ottobre: con corriere da Reggio per Sua Eccellenza
il nostro eccellentissimo signor Viceré s’intese essere di già felicemente
arrivati il general di cavalleria conte Caraffa et il conte Veterani, con il
convoglio da qui partito» (Avisi, p.
187).
Assedio di Timisoara (Temeswar), 1716
Ma da dove partì e chi era il conte Veterani? Stando alle
fonti succitate partì da Vienna per giungere a Napoli, dove si sarebbe
imbarcato per Milazzo. In verità, consultando a ritroso i numeri del Corriere Ordinario, si evince che nel
biennio 1716/17 era stato impegnato in delicatissime operazioni belliche: «Sua
Maestà Cesarea e Cattolica ha clementissimamente conferito il Reggimento Hauben
di Dragoni all’Eccellentissimo Conte Giulio Marzighi Veterani, in riguardo non
solo de’ di lui servizii prestati da 34 anni in qua, ma eziandio del valore e
condotta straordinaria mostrati tanto l’anno passato nella battaglia e presa di
Temesvar, quanto nell’anno corrente avanti Belgrado» (Vienna, 25 settembre
1717, Avisi pag. 163). Partecipò
dunque alla guerra austro-turca del 1716-18, che vide opporsi l’Impero
asburgico (alleato della Repubblica di Venezia) contro l’Impero Ottomano, dal
cui dominio furono liberate la rumena Timisoara (Temeswar) e la serba Belgrado.
Malgrado non fosse ancora siglata la pace coi Turchi,
l’evolversi dei fatti in Italia, complice l’invasione spagnola della Sicilia,
spinse Vienna a far rientrare in Austria, a metà luglio del 1718, 6 reggimenti
a cavallo e, tra gli alti graduati, proprio il conte Veterani (cfr. Campagne del Principe Eugenio di Savoia -
Guerra contro i Turchi 1716-18, vol. XVII, Vienna 1891- Torino 1900, pag.
245, ove si legge anche - a pag. 128 - la segnalazione all’imperatore per
assegnare al Veterani il reggimento vacante Hauben).
Ma chi era il conte Veterani? Nato nel 1668 (a Firenze?),
Giulio Veterani era figlio d’arte. Suo padre era infatti il condottiero
urbinate Federico Veterani (1650-1695), generale di cavalleria, conte del Sacro
Romano Impero, conte di Monte Calvo, consigliere di camera, maresciallo
generale di campo di Sua Maestà Cesarea, etc. etc. Fu uno dei numerosi uomini
d’arme italiani che nel secolo XVII servirono gli Asburgo distinguendosi nelle
campagne contro gli Ottomani. Sulle orme del padre, Giulio entrò quindicenne
nelle forze armate, avviandosi a percorrere una carriera militare di tutto
rispetto. Morì a Vienna il 12 ottobre 1736 (cfr. Der Genealogische Archivarius, Leipzig 1736).
Reggimento di Cavalleria Farnese (Biblioteca Nacional de España, 1769)
Un volume apparso nel 1738, intitolato Istoria della famiglia Acquaviva e scritto dall’avvocato romano
Baldassarre Storace, ricorda a pag. 101 un particolare interessante sulla
cattura del Veterani, scaturita dall’iniziativa del reggimento di cavalleria Farnese, cui era colonnello il giovane
Duca d’Atri nonché Principe di Teramo Don Domenico Acquaviva (1689-1745),
napoletano: «nella famosa battaglia di Melazzo, col suo regimento di cavalli,
fu il primo a penetrare nel campo tedesco, che occupato aveva le vicine
campagne, e gittatosi coraggiosamente in mezzo a’ nemici li ruppe e fugò in guisa
tale che prigione rimase quasi tutta la cavalleria col generale Veterani; e se
non avesse avuto il resto dell’esercito tedesco il ricovero nella piazza di
Melazzo e l’ajuto delle galere di Napoli, che la cavalleria spagnuola
allontanarono dalla spiaggia, sarebbe certamente in quella giornata terminata
la guerra e il destino d’Italia». Il Duca d’Atri dovette tuttavia abbandonare
il campo di battaglia in quanto «ferito mortalmente» (un resoconto spagnolo
della battaglia fa riferimento ad una profonda ferita al braccio): fu infatti
trasportato via mare a Roma, ove ricevette l’assistenza medica prontamente
allestita dallo zio cardinale Francesco Acquaviva d’Aragona (1665-1725).
Tornando al conte Veterani, allo stato attuale delle ricerche
manca, purtroppo, un ritratto di questo prigioniero eccellente di Milazzo, a
differenza del padre Federico e di qualche altro militare impegnato nell’Assedio
di Milazzo del 1718/19, militari dei quali sopravvivono dipinti e busti
marmorei che ci consentono di osservarne il piglio deciso, gagliardo e severo:
è il caso dell’italiano Don Francesco d’Eboli (1688-1758), duca di
Castropignano, la cui effige è elegantemente raffigurata nel monumento
funerario eretto nella chiesa di S. Giovanni a Carbonara (Napoli) e la cui
biografia è stata dettagliatamente curata da Mariano d’Ayala nel volume Le vite de’ più celebri capitani e soldati
napoletani (Stamp. dell’Iride, Napoli 1843, pagg. 261 e segg.) e, da
ultimo, nel Dizionario Biografico degli
Italiani della Treccani. Francesco d’Eboli, colonnello del reggimento Milano, fu tra gli alti graduati che si
distinsero nella battaglia del 15 ottobre 1718, così come si evince dal citato resoconto
spagnolo della stessa battaglia (cfr. Lettres
historiques contenant ce qui se passe de plus important en Europe - mois de
Decembre 1718, Chez la veuve de J. Desbordes, Amsterdam 1718, pag. 649).
RicardoWall, c. 1770, Museo Naval de Madrid
Antichi dipinti raffigurano l’irlandese Ricardo Wall
(1694-1777), ricordato anche come brillante diplomatico e ministro al servizio
della corona di Spagna, la cui presenza a Milazzo tra le truppe di Filippo V (reggimento
di fanteria Hibernia?) è attestata
dalle fonti archivistiche militari presenti nell’Archivio General de Simancas e
non solo (cfr. Diego Téllez Alarcia, El ministerio Wall: la “España discreta” del
“ministro olvidado”, Fund.
de Municipios Pablo de Olavide, Siviglia
2012, p.47, nota 17).
Elegantemente raffigurato in più di
un dipinto anche il fondatore
del reggimento Dragoni di Lusitania Don Jaime Miguel de Guzmán y Dávalos
Spinola, Conte Pezuela (1689-1767), militare spagnolo la cui partecipazione
all’Assedio di Milazzo è attestata dal brillante stato di servizio giunto
fortunatamente sino ai giorni nostri.
Reggimento Dragoni di Lusitania (Biblioteca Nacional de España, 1769)
Proprio il reggimento da lui fondato, che quando giunse a
Milazzo aveva appena mutato denominazione (da Pezuela, così come lo indica il Barca, a Lusitania), fu protagonista di un episodio straordinario: alcuni dragoni,
per questo promossi al grado di sottotenenti, riuscirono a strappare al
battaglione di fanteria austriaca Toldo (che
da Reggio Calabria era giunto a Milazzo il 10 ottobre 1718, come attestano gli Avisi sopracitati) due bandiere,
successivamente consegnate in custodia alla basilica de Atocha di Madrid. Per
questa epica impresa registratasi a Milazzo il sovrano Filippo V, come si legge
nel sito internet ufficiale dell’Esercito spagnolo (il Lusitania esiste infatti ancor oggi), concesse al reggimento, oltre
all’onore di potersi fregiare di un distintivo giallo nella bardatura dei
singoli cavalli, la facoltà d’impiegare il motto “Lusitania tessera omni
armatura fortier” («Lusitania es más fuerte con su estandarte que con todas las
armaduras»). Purtroppo le due bandiere sottratte a Milazzo alle truppe del Toldo non esistono più, essendo andate
distrutte, da quanto si apprende online, in un incendio divampato nella
basilica de Atocha (cfr. anche Serafin Maria de Sotto conde de Clonard, Historia organica de las armas de infanteria
y caballeria españolas, tomo
XVI, D. B. Gonzales Madrid
1851-59, pp. 5 e segg.).
Don Jaime Miguel de Guzmán y Dávalos
Spinola, Conte Pezuela (1689-1767)
Il conte Pezuela ha lasciato un interessante
manoscritto (1755) relativo tra l’altro alla spedizione spagnola in Sicilia, circolato
nella seconda metà del Settecento in diversi esemplari, pubblicato postumo in
due volumi ed intitolato Memorias
militares sobre la guerra de Cerdeña y Sicilia en los años de 1717 á 1720 y
guerra de Lombardia en los de 1734 á 1736 (Establecimiento Tip. de
Fortanet, Madrid 1898), dove tra
l’altro annota che il 2 maggio 1719 le truppe austriache sorpresero a Milazzo quelle
spagnole, nell’accampamento di queste ultime, uccidendo ben 300 uomini: «la
mayor pérdida en aquella guerra», la perdita più grande di quella guerra, avrebbe
commentato (vol. II, pag. 186).
Una raccolta di suoi scritti,
precisamente di massime belliche, fu inoltre pubblicata all’indomani della sua
morte (1757), nel volume intitolato Maximas
para la guerra (impr. Pedro Robert, Tolosa), ove a pag. 368 ricorda che
solitamente i reggimenti, in particolar modo quelli di cavalleria e dragoni,
complice il minor numero dei rispettivi componenti, quando le condizioni del
luogo e della campagna bellica lo permettevano, si dotavano di un proprio
ospedale. Quell’ospedale che nel 1718 a Milazzo (Melazo) salvò da un'epidemia diverse vite ai
suoi subordinati («muchos hombres»), quando appunto egli stesso ricopriva
l’incarico di colonnello dei «Dragones di Lucitania». Da cui la sua massima
sull’indispensabilità degli ospedali militari in guerra: «deven ser los
hospitales, el primer desvelo de los exercitos, porque su descuydo es su ruina,
y no acaba tanto el yerro, y el fuego, como la enfermedad, con que es politica
precisa su asistencia, quando no suera obligacion christiana».
Conte Pezuela, stato di servizio ove si fa riferimento alla partecipazione all'Assedio di Milazzo
L’esistenza di tali ospedali è
documentata dall’archivio storico comunale di S. Lucia del Mela, ove si
rinvengono alcuni provvedimenti relativi alla fornitura di letti da parte dei
diversi comuni della comarca. Da uno di essi, datato 5 settembre 1718, emerge
una fornitura per «li sodalti del regimento di Salamanca» (reggimento di
cavalleria, ndr), mentre in un altro, datato 10 agosto 1718, si evince il
ricovero del «sargente Peres, ammalato, nell’Ospidale di S. Michiel Arcangelo».
Infine, nel seguente atto è contenuto un esplicito riferimento proprio al Lusitania:
«Santa Lucia, 6 settembre 1718
Nota delli letti
Tutti li letti consistenti in matarazzo, dui linzuoli, un cossino, una
coverta, tre tavoli e dui banchi in ogn’uno di essi, che esistevano nel novo
Ospidale di Santa Caterina, per servigio delli soldati Dragoni del regimento de
Lusitania furono consegnati all’Ajtante de’ Dragoni Alfonso de Cardena, nella
maniera che erano stati trasmessi dalle città e terre convicine» (Archivio
Storico del Comune di S. Lucia del Mela, Libro degli Atti dei Giurati - vol.
1717/1721, anno 1718, f. 107r).
Conte Pezuela, ritratto del 1880 (Museo del Prado Madrid)
Granatiere del Reggimento Dragoni di Lusitania (c. 1740),
fonte: www.ferprad.com