venerdì 18 agosto 2017






Cavalleria e dragoni nell’Assedio di Milazzo

di Massimo Tricamo

I documenti provenienti dagli archivi municipali e la stessa narrazione del Barca attestano l’importanza della cavalleria nell’Assedio di Milazzo del 1718/19. Si distingueva in particolare una sorta di ibrido tra cavalleria e fanteria, il reggimento dei dragoni, tanto da poter considerare tali dragoni fanti a cavallo, più che membri veri e propri della cavalleria tradizionale. Nella documentazione archivistica custodita presso gli archivi municipali emergono provvedimenti volti a garantire la salubrità delle acque dei due fiumi di S. Lucia del Mela, allo scopo di evitare che si potessero ammalare i cavalli, soprattutto in presenza di acque intorbidate dalla lavorazione di lino, canapa e tasso, piante dalle quali si ricavano tessuti (la coltivazione del lino nella Piana di Milazzo - come ebbe a scrivere l’illustre milazzese Stefano Zirilli - sopravviveva ancora nella seconda metà dell’Ottocento). E continui furono gli approvvigionamenti di paglia destinata alla cavalleria, ovviamente ostacolati dal nemico: è il caso della tartana spagnola, gravemente danneggiata dalle artiglierie austro-piemontesi, di cui si ha notizia tanto nella narrazione del Barca, quanto in un bando emesso dagli amministratori comunali di S. Lucia del Mela, da noi trascritto integralmente in appendice al secondo capitolo della trascrizione dei Raguagli

Emerge in particolare il bando del comandante palermitano Domenico Lucchese, maresciallo di campo dell’esercito spagnolo, emesso nella vicina Barcellona il 29 luglio 1718 per la fornitura di viveri destinati ai soldati del campo spagnolo di contrada Belvedere (oggi territorio comunale di S. Filippo del Mela) e per la fornitura di paglia per la cavalleria che si sarebbe accampata nella stessa località, contenente, tra l’altro, disposizioni rivolte a salvaguardare la salute dei cavalli ed a proibire i rifornimenti di viveri al centro cittadino di Milazzo. 

Alla cavalleria (e ai dragoni) sono dedicate queste brevi note che tendono a mettere a fuoco alcuni protagonisti delle vicende belliche milazzesi.

Il Foglio Straordinario del Corriere Ordinario del 9 novembre 1718 (pubblicato in Avisi italiani ordinari e straordinari dell’anno 1718, Vienna, appresso Gio. Van Ghelen), da noi riprodotto nel capitolo I, riporta un interessante resoconto della Battaglia di Milazzo del 15 ottobre di quell’anno. Da esso emerge la cattura da parte delle truppe spagnole del conte Veterani, «tenente maresciallo generale di campo» («General - Feldmarschall - Lieutenant») nonché comandante dell’intera cavalleria austro-piemontese, che a Milazzo il 15 ottobre si limitò a 6 squadroni del reggimento austriaco dragoni Tige, quest’ultimo giunto da Napoli qualche giorno prima unitamente al Veterani ed al conte Carafa (comandante generale della cavalleria, cui lo stesso Veterani era gerarchicamente subordinato).

La notizia della cattura del Veterani, prigioniero eccellente, fece il giro d’Europa. Ne diedero infatti notizia, al di fuori dell’Italia, periodici e pubblicazioni in lingua francese, tedesca e ovviamente spagnola.

Tra gli storici del secolo successivo non mancò chi mise persino in dubbio la prigionia del conte Veterani: è il caso di Pietro Lanza (Considerazioni sulla Storia di Sicilia, Palermo 1836, p. 315), opportunamente smentito dal Piaggia che riporta il brano del Barca in cui si racconta che, una volta imprigionato e proposto il consueto scambio tra prigionieri, il conte rifiutò la libertà in quanto - in virtù dell’alta carica che ricopriva - pretendeva di essere barattato con diversi ufficiali spagnoli e non con una sola unità, come invece era stato prospettato. 

Si trattava indubbiamente di un prigioniero eccellente, che nella Battaglia di Milazzo ebbe l’onore di dirigere la cavalleria (6 squadroni di Dragoni Tige), essendo affidata invece la direzione della fanteria austro-piemontese al suo pari grado conte Wallis: tuttavia entrambi alle dipendente del citato conte Carafa. «Sabbato notte - si legge nel Corriere Ordinario in un annuncio datato “Napoli 11 ottobre 1718” (Avisi, p. 183) - partì da questa darsena una tartana con il sig. Carafa generale di cavalleria, con il conte Veterani ultimamente venuto qui da Vienna. L’istessa sera di sabbato si diede principio all’imbarco del reggimento di cavalleria Tige, che continuò per tutta la seguente notte e domenica susseguente, e verso le 4 della notte di domenica con prospero vento fecero vela per Melazzo tutte le tartane che havevano imbarcata la cavalleria sudetta con altre provisioni d’ogni sorte per servizio delle nostre soldatesche colà esistenti». Due giorni dopo: «Napoli, 13 ottobre: con corriere da Reggio per Sua Eccellenza il nostro eccellentissimo signor Viceré s’intese essere di già felicemente arrivati il general di cavalleria conte Caraffa et il conte Veterani, con il convoglio da qui partito» (Avisi, p. 187).

 Assedio di Timisoara (Temeswar), 1716

Ma da dove partì e chi era il conte Veterani? Stando alle fonti succitate partì da Vienna per giungere a Napoli, dove si sarebbe imbarcato per Milazzo. In verità, consultando a ritroso i numeri del Corriere Ordinario, si evince che nel biennio 1716/17 era stato impegnato in delicatissime operazioni belliche: «Sua Maestà Cesarea e Cattolica ha clementissimamente conferito il Reggimento Hauben di Dragoni all’Eccellentissimo Conte Giulio Marzighi Veterani, in riguardo non solo de’ di lui servizii prestati da 34 anni in qua, ma eziandio del valore e condotta straordinaria mostrati tanto l’anno passato nella battaglia e presa di Temesvar, quanto nell’anno corrente avanti Belgrado» (Vienna, 25 settembre 1717, Avisi pag. 163). Partecipò dunque alla guerra austro-turca del 1716-18, che vide opporsi l’Impero asburgico (alleato della Repubblica di Venezia) contro l’Impero Ottomano, dal cui dominio furono liberate la rumena Timisoara (Temeswar) e la serba Belgrado.

Malgrado non fosse ancora siglata la pace coi Turchi, l’evolversi dei fatti in Italia, complice l’invasione spagnola della Sicilia, spinse Vienna a far rientrare in Austria, a metà luglio del 1718, 6 reggimenti a cavallo e, tra gli alti graduati, proprio il conte Veterani (cfr. Campagne del Principe Eugenio di Savoia - Guerra contro i Turchi 1716-18, vol. XVII, Vienna 1891- Torino 1900, pag. 245, ove si legge anche - a pag. 128 - la segnalazione all’imperatore per assegnare al Veterani il reggimento vacante Hauben).



Ma chi era il conte Veterani? Nato nel 1668 (a Firenze?), Giulio Veterani era figlio d’arte. Suo padre era infatti il condottiero urbinate Federico Veterani (1650-1695), generale di cavalleria, conte del Sacro Romano Impero, conte di Monte Calvo, consigliere di camera, maresciallo generale di campo di Sua Maestà Cesarea, etc. etc. Fu uno dei numerosi uomini d’arme italiani che nel secolo XVII servirono gli Asburgo distinguendosi nelle campagne contro gli Ottomani. Sulle orme del padre, Giulio entrò quindicenne nelle forze armate, avviandosi a percorrere una carriera militare di tutto rispetto. Morì a Vienna il 12 ottobre 1736 (cfr. Der Genealogische Archivarius, Leipzig 1736). 

 Reggimento di Cavalleria Farnese (Biblioteca Nacional de España, 1769)

Un volume apparso nel 1738, intitolato Istoria della famiglia Acquaviva e scritto dall’avvocato romano Baldassarre Storace, ricorda a pag. 101 un particolare interessante sulla cattura del Veterani, scaturita dall’iniziativa del reggimento di cavalleria Farnese, cui era colonnello il giovane Duca d’Atri nonché Principe di Teramo Don Domenico Acquaviva (1689-1745), napoletano: «nella famosa battaglia di Melazzo, col suo regimento di cavalli, fu il primo a penetrare nel campo tedesco, che occupato aveva le vicine campagne, e gittatosi coraggiosamente in mezzo a’ nemici li ruppe e fugò in guisa tale che prigione rimase quasi tutta la cavalleria col generale Veterani; e se non avesse avuto il resto dell’esercito tedesco il ricovero nella piazza di Melazzo e l’ajuto delle galere di Napoli, che la cavalleria spagnuola allontanarono dalla spiaggia, sarebbe certamente in quella giornata terminata la guerra e il destino d’Italia». Il Duca d’Atri dovette tuttavia abbandonare il campo di battaglia in quanto «ferito mortalmente» (un resoconto spagnolo della battaglia fa riferimento ad una profonda ferita al braccio): fu infatti trasportato via mare a Roma, ove ricevette l’assistenza medica prontamente allestita dallo zio cardinale Francesco Acquaviva d’Aragona (1665-1725).

Tornando al conte Veterani, allo stato attuale delle ricerche manca, purtroppo, un ritratto di questo prigioniero eccellente di Milazzo, a differenza del padre Federico e di qualche altro militare impegnato nell’Assedio di Milazzo del 1718/19, militari dei quali sopravvivono dipinti e busti marmorei che ci consentono di osservarne il piglio deciso, gagliardo e severo: è il caso dell’italiano Don Francesco d’Eboli (1688-1758), duca di Castropignano, la cui effige è elegantemente raffigurata nel monumento funerario eretto nella chiesa di S. Giovanni a Carbonara (Napoli) e la cui biografia è stata dettagliatamente curata da Mariano d’Ayala nel volume Le vite de’ più celebri capitani e soldati napoletani (Stamp. dell’Iride, Napoli 1843, pagg. 261 e segg.) e, da ultimo, nel Dizionario Biografico degli Italiani della Treccani. Francesco d’Eboli, colonnello del reggimento Milano, fu tra gli alti graduati che si distinsero nella battaglia del 15 ottobre 1718, così come si evince dal citato resoconto spagnolo della stessa battaglia (cfr. Lettres historiques contenant ce qui se passe de plus important en Europe - mois de Decembre 1718, Chez la veuve de J. Desbordes, Amsterdam 1718, pag. 649).

 RicardoWall, c. 1770, Museo Naval de Madrid

Antichi dipinti raffigurano l’irlandese Ricardo Wall (1694-1777), ricordato anche come brillante diplomatico e ministro al servizio della corona di Spagna, la cui presenza a Milazzo tra le truppe di Filippo V (reggimento di fanteria Hibernia?) è attestata dalle fonti archivistiche militari presenti nell’Archivio General de Simancas e non solo (cfr. Diego Téllez Alarcia, El ministerio Wall: la “España discreta” del “ministro olvidado”, Fund. de Municipios Pablo de Olavide, Siviglia 2012, p.47, nota 17).

Elegantemente raffigurato in più di un dipinto anche il fondatore del reggimento Dragoni di Lusitania Don Jaime Miguel de Guzmán y Dávalos Spinola, Conte Pezuela (1689-1767), militare spagnolo la cui partecipazione all’Assedio di Milazzo è attestata dal brillante stato di servizio giunto fortunatamente sino ai giorni nostri.

 Reggimento Dragoni di Lusitania (Biblioteca Nacional de España, 1769)

Proprio il reggimento da lui fondato, che quando giunse a Milazzo aveva appena mutato denominazione (da Pezuela, così come lo indica il Barca, a Lusitania), fu protagonista di un episodio straordinario: alcuni dragoni, per questo promossi al grado di sottotenenti, riuscirono a strappare al battaglione di fanteria austriaca Toldo (che da Reggio Calabria era giunto a Milazzo il 10 ottobre 1718, come attestano gli Avisi sopracitati) due bandiere, successivamente consegnate in custodia alla basilica de Atocha di Madrid. Per questa epica impresa registratasi a Milazzo il sovrano Filippo V, come si legge nel sito internet ufficiale dell’Esercito spagnolo (il Lusitania esiste infatti ancor oggi), concesse al reggimento, oltre all’onore di potersi fregiare di un distintivo giallo nella bardatura dei singoli cavalli, la facoltà d’impiegare il motto “Lusitania tessera omni armatura fortier” («Lusitania es más fuerte con su estandarte que con todas las armaduras»). Purtroppo le due bandiere sottratte a Milazzo alle truppe del Toldo non esistono più, essendo andate distrutte, da quanto si apprende online, in un incendio divampato nella basilica de Atocha (cfr. anche Serafin Maria de Sotto conde de Clonard, Historia organica de las armas de infanteria y caballeria españolas, tomo XVI, D. B. Gonzales Madrid 1851-59, pp. 5 e segg.). 

Don Jaime Miguel de Guzmán y Dávalos Spinola, Conte Pezuela (1689-1767)

Il conte Pezuela ha lasciato un interessante manoscritto (1755) relativo tra l’altro alla spedizione spagnola in Sicilia, circolato nella seconda metà del Settecento in diversi esemplari, pubblicato postumo in due volumi ed intitolato Memorias militares sobre la guerra de Cerdeña y Sicilia en los años de 1717 á 1720 y guerra de Lombardia en los de 1734 á 1736 (Establecimiento Tip. de Fortanet, Madrid 1898), dove tra l’altro annota che il 2 maggio 1719 le truppe austriache sorpresero a Milazzo quelle spagnole, nell’accampamento di queste ultime, uccidendo ben 300 uomini: «la mayor pérdida en aquella guerra», la perdita più grande di quella guerra, avrebbe commentato (vol. II, pag. 186).



Una raccolta di suoi scritti, precisamente di massime belliche, fu inoltre pubblicata all’indomani della sua morte (1757), nel volume intitolato Maximas para la guerra (impr. Pedro Robert, Tolosa), ove a pag. 368 ricorda che solitamente i reggimenti, in particolar modo quelli di cavalleria e dragoni, complice il minor numero dei rispettivi componenti, quando le condizioni del luogo e della campagna bellica lo permettevano, si dotavano di un proprio ospedale. Quell’ospedale che nel 1718 a Milazzo (Melazo) salvò da un'epidemia diverse vite ai suoi subordinati («muchos hombres»), quando appunto egli stesso ricopriva l’incarico di colonnello dei «Dragones di Lucitania». Da cui la sua massima sull’indispensabilità degli ospedali militari in guerra: «deven ser los hospitales, el primer desvelo de los exercitos, porque su descuydo es su ruina, y no acaba tanto el yerro, y el fuego, como la enfermedad, con que es politica precisa su asistencia, quando no suera obligacion christiana».

Conte Pezuela, stato di servizio ove si fa riferimento alla partecipazione all'Assedio di Milazzo

L’esistenza di tali ospedali è documentata dall’archivio storico comunale di S. Lucia del Mela, ove si rinvengono alcuni provvedimenti relativi alla fornitura di letti da parte dei diversi comuni della comarca. Da uno di essi, datato 5 settembre 1718, emerge una fornitura per «li sodalti del regimento di Salamanca» (reggimento di cavalleria, ndr), mentre in un altro, datato 10 agosto 1718, si evince il ricovero del «sargente Peres, ammalato, nell’Ospidale di S. Michiel Arcangelo». Infine, nel seguente atto è contenuto un esplicito riferimento proprio al Lusitania

«Santa Lucia, 6 settembre 1718
Nota delli letti
Tutti li letti consistenti in matarazzo, dui linzuoli, un cossino, una coverta, tre tavoli e dui banchi in ogn’uno di essi, che esistevano nel novo Ospidale di Santa Caterina, per servigio delli soldati Dragoni del regimento de Lusitania furono consegnati all’Ajtante de’ Dragoni Alfonso de Cardena, nella maniera che erano stati trasmessi dalle città e terre convicine» (Archivio Storico del Comune di S. Lucia del Mela, Libro degli Atti dei Giurati - vol. 1717/1721, anno 1718, f. 107r).

Conte Pezuela, ritratto del 1880 (Museo del Prado Madrid)
 


 Granatiere del Reggimento Dragoni di Lusitania (c. 1740), 
fonte: www.ferprad.com